Frank Parigi, detto anche Il Gufo, non perché porti male ma per il nome del suo sito-bazar di storie di un’"Altro calcio" (www. postadelgufo. it), è una delle certezze tecnico- tattiche della formazione di em bycicleta: passare la palla a lui è come metterla in cassaforte. Gran bella stazza d’ingegnere e ironia tutta mugellana, Big Frank rumina calcio da una quarantina d’anni e di lui si può dire quello che un si diceva di Nilton Santos, terzino del grande Brasile anni 50-60: A Enciclopedia do Futbol. Altra passione: Formula 1 e dintorni. Andate a fare un giro sul suo piedipesanti.splinder.com. Qui sotto trovate una cronaca-commento all’infrasettimanale pedatorio di ieri sera, e in particolare a Fiorentina-Roma. Per chi non lo capisse leggendo, avverto che è di sangue viola.
Il coraggio di guardare un cucchiaio
di Frank Parigi
"Mo’ je faccio er cucchiaio". Pronuciando queste parole ad un esterefatto Cannavaro, Francesco Totti si avviò verso Erwin Van der Sar per calciare il suo rigore nella "roulette" contro gli olandesi. Era la semifinale dell’Europeo 2000. Zoff, allenatore azzurro, riprese conoscenza il giorno dopo, Van der Sar, invece, non si è ancora ripreso.
Ieri sera a Firenze Francesco Totti non c’era . "Dopo aver deciso di non giocare più in Nazionale" ha detto il mio ‘romologo’ di fiducia "magari adesso smette anche di giocare le trasferte."
"Comunque" ha continuato "se foste onesti dovreste abbassare il prezzo del biglietto". Ma caschiamo male: con i Della Valle brothers e Pantaleo, di quattrini non si parla.
Manca anche Perrotta che ha la gastroenterite. "Naturale" aggiunge un altro amico romanista "con tutti i gol che se magna!". Gol "magnati" a parte io, da fiorentino, Perrotta non lo rimpiango, è uno di quelli che fanno pensare che gli avversari siano uno o due in più. Accadde ai tedeschi a Dortmund, poteva succedere anche ai viola, e chi sbaglia i gol è lo stesso che è stato bravo a trovarsi pronto all’inserimento.
Quando si fa la conta di chi gioca, mancano anche Juan e, per turn-over o scelta tecnica o per risparmiarli per più nobili avversari (Inter e Manchester United sono alle porte…) Aquilani e Panucci, l’amico del cuore di Lippi. Ma manca soprattutto Totti.
Ed allora ecco che, proprio in assenza del "re del cucchiaio", per una una di quelle strane magìe del calcio (che sembrano sempre coincidenze, ma non lo sono quasi mai) due dei gol del 2-2 finale portano la "griffe" del capitano, quel "colpo sotto" che dal limite dell’area incenerì Peruzzi in un derby e che una volta, dal dischetto, finì molle, molle nei guanti di Sicignano.
Prima Amantino Mancini pennella una parabola che scavalca Frey un po’ avanzato e molto sorpreso, poi su un rigore conquistato dalla tenacia e dal mestiere di Bobo Vieri grazie all’ingenua e poco attenta opposizione di Ferrari, ecco che Adrian Mutu decide, pensando forse in ’rumenesco’: "Mo’ je faccio er cucchiaio puro io".
Prandelli che sospetta si volta in panchina guardando verso la tribuna dove non guarda neppure Della Valle jr.
Anche Domenico, cuore viola e cittadino romano (ognuno si rovina la vita come vuole e come può, ma che al corazòn non si comandi è cosa certa) lascia la sedia davanti alla TV.
Guardo solo io che non sospetto l’idea del rumeno. Per fortuna non lo immagina neppure Doni che ogni tanto dimostra di valere tutti i 15000 euri che la Roma ha sborsato.per lui e si siede sui glutei.
Il cuore mi rimbalza nel petto quando vedo quel pallone che sembra non entrare mai, ma poi gonfia la rete ed i cuori della Fiesole cui Mutu dedica il gol con un inchino.
Mutu, per essere onesti, non ha compiuto solo prodezze nei suoi novanta minuti ed una sua gomitata a De Rossi (mi pare?) è stata interpretata benevolmente dall’arbitro Bergonzi che non mi ha convinto troppo.
Dopo averlo ammonito un po’ troppo frettolosamente, infatti, il direttore di gara ha smarrito i cartellini anche con Mexes che poteva anticipare (o seguire a ruota) sotto la doccia Donadel, che non amo, ma che per me è stato il migliore dei viola, assieme al Montolivo del secondo tempo ed allo stesso Mutu.
Della Roma mi è piaciuto molto Vucinic e la prodigiosa capacità della squadra di rovesciare il gioco con azioni alla mano che mi hanno ricordato gli All Black. Della Fiorentina ho apprezzato la piacevole novità di attaccare fino alla fine una squadra avversaria dagli schemi di gioco riconosciuti (unanimemente ed a ragione) superiori ai propri, con un coraggio ed una determinazione che non le riconoscevo. Ed è stata pure una bella scoperta il quarto d’ora di fuoco di Bobone Vieri che ha cambiato l’attacco della viola.
Chiusura per il Napoli che ha dieci punti e segue ad una sola lunghezza Roma ed Inter, che sabato non potranno vincere entrambe. Con una combinazione di risultati favorevoli, ma tutto sommato pronosticabili, potremmo riavere, il Napoli in testa al campionato evento che ci ricorderebbe gli anni di quando eravamo giovani davvero. Qualcuno ha detto, esagerando, che Lavezzi somiglia a Maradona, ma il Napoli in testa al campionato somiglierebbe davvero ad un sogno.