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Anche Google em bycicleta

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di Gino Cervi

Oggi anche Google va em bycicleta. Buon compleanno a Leonidas Da Silva, “inventore” della rovesciata, che nasceva 100 anni fa, il 6 settembre 2013.

Così lo ricorda Eduardo GaleanoSplendori e miserie del calcio: 

«Leonidas segnò molti gol, che non contò. Molti li realizzò sospeso in aria, coi piedi che giravano, a testa in giù, di spalle alla porta: era molto abile nelle acrobazie della “cilena”, che i brasiliani chiamano la “bicicletta”. I gol di Leonidas erano così belli che anche i portieri avversari si rialzavano per congraturarsi».

Ma buon compleanno anche a noi. Em bycicleta il prossimo novembre compirà 10 anni. Piccolo ripasso. Quasi un decennio fa, in un’osteria di Lodi, tenendoci a battesimo due illustri padrini come Gigi Garanzini e Paolo Sollier, scrivevamo così:

«Em Bycicleta. Presidio di fabulazione sportiva è nata in un’osteria di Lodi, nel dicembre del 2003. È un nome collettivo che raccoglie ‘sognatori e balenghi’ uniti in un’idea di sport diversa da quella proposta dallo show-business. Sport come metafora di vita, fonte di ‘favole’, nutrimento dei brevi sogni dei poveri che siamo stati, ora che il rischio è di diventare miserabili di mente e di cuore.

Il nome mette in cortocircuito due comuni passioni sportive, il ciclismo e il football, ed è preso a prestito da Gianni Brera. ‘Em bycicleta’ significa «nel gergo calcistico brasiliano, tiro a volo con salto mortale all’indietro» (Storia critica del calcio italiano, Bompiani, 1976). L’em bycicleta è un gesto tecnico e atletico che racchiude il senso d’imponderabile tipico della ‘favolosità’ del calcio, e in genere dello sport. “Andare em bycicleta” è dunque qualcosa di difficile, una prova di eccellenza che resta impressa nella memoria; è una sfida alla normalità, alle leggi della materia, in senso fisico. Ma è una sfida alla normalità anche in senso retorico, per provare a librarsi lontano dall’insostenibile pesantezza della chiacchiera sportiva. E’ acrobazia, è la follia dell’inconsueto, è tentare di guardare il mondo alla rovescia, e di leggere il contrario di quello che i “padroni dello sport” vorrebbero farci vedere. E’ anche, come dice Brera, «un salto mortale all’indietro», forse nel passato quando ‘em bycicleta’ ci andavano Peppin Meazza e Silvio Piola, Carletto Parola e Gigi Riva, fino a Marco Van Basten.

Per questo andare ‘em bycicleta’ per noi è intraprendere un viaggio nella memoria, nella storia e nella tecnica dello sport, un viaggio in quell’universo ludico che appartiene a tutti e che non vorremmo consegnare passivamente a chi vuole sostituire le nevrosi alle emozioni, il commercio alla bellezza della gratuità, l’erogazione alla partecipazione. Da appassionati, e non da clienti.»


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